Fino al 1989, cioè fino all’uscita del primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle opere futuriste di Roberto Marcello Baldessari, il mercato e la richiesta di opere di Baldessari erano praticamente inesistenti, se non esigui. In altre parole, l’interesse per l’artista era ristretto a poche gallerie, e ad altrettanto pochi collezionisti specializzati in Futurismo. La maggior parte degli altri (del mercato e dei collezionisti) era concentrata sui soliti nomi, vale a dire i padri fondatori (Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini), oltre ad uno sparuto numero di cosiddetti secondi futuristi tra i quali Depero, Prampolini e Dottori, che dovevano lottare oltre che con l’ignoranza del mercato anche con pesanti censure politiche, spesso arbitrarie e disinformate. Tanto per fare un esempio, nel 1947 Depero propose per conto della sorella di Boccioni, il grande dipinto “La Madre” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma: la risposta laconica della direzione fu “non acquistiamo arte fascista”. Risposta ignorante, perché il dipinto è del 1913, Boccioni morì nel 1916, e il fascismo si instaurò nel 1922… Questo per dire che ancora verso la fine degli anni Ottanta del secolo scorso, nonostante un certo numero di mostre in varie gallerie d’Italia l’interesse per l’artista era appunto minimo, e le opere di Baldessari non necessitavano di un archivio, perché semmai per quei pochi che volevano avere informazioni o conforto su un’opera, era sempre disponibile a Rovereto, a casa degli eredi Baldessari, la Signora Olga Ferrari, che affiancò l’artista sin dal tempo del suo rientro in Italia, nel 1947. Poi, come sempre accade, l’uscita del primo volume del catalogo generale, nel 1989, ha, come si dice, smosso le acque, e sollevato interesse sull’artista. In particolare, il catalogo svelò ad alcuni mercanti, che quelle opere che spesso vedevano nelle case, siglate RMB, erano in realtà di Baldessari, e quindi questo sollecitò la ricerca ed il ritrovamento di un certo numero di opere, tanto che nel 1996 fu necessario un secondo volume del catalogo generale e, di lì ad un anno, l’apertura del sito web dell’artista. Nel frattempo, a Maurizio Scudiero, che studiava Baldessari dagli anni ’70 ed era l’autore dei primi due volumi del catalogo generale, la Famiglia Baldessari affidò l’incarico per le archiviazioni delle opere dell’artista così come la responsabilità dell’Archivio Baldessari. Per quanto sopra, qualunque altro soggetto che rilasci pareri, verbali o scritti, sulle opere di Roberto Marcello Baldessari lo fa a mero titolo personale, e tali pareri non sono riconosciuti né dall’Archivio Baldessari e né dalla Famiglia Baldessari. Le archiviazioni dell’Archivio Baldessari sono le uniche riconosciute da tutte le case d’asta italiane ed europee.
Fino al 1989, cioè fino all’uscita del primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle opere futuriste di Roberto Marcello Baldessari, il mercato e la richiesta di opere di Baldessari erano praticamente inesistenti, se non esigui. In altre parole, l’interesse per l’artista era ristretto a poche gallerie, e ad altrettanto pochi collezionisti specializzati in Futurismo. La maggior parte degli altri (del mercato e dei collezionisti) era concentrata sui soliti nomi, vale a dire i padri fondatori (Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini), oltre ad uno sparuto numero di cosiddetti secondi futuristi tra i quali Depero, Prampolini e Dottori, che dovevano lottare oltre che con l’ignoranza del mercato anche con pesanti censure politiche, spesso arbitrarie e disinformate. Tanto per fare un esempio, nel 1947 Depero propose per conto della sorella di Boccioni, il grande dipinto “La Madre” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma: la risposta laconica della direzione fu “non acquistiamo arte fascista”. Risposta ignorante, perché il dipinto è del 1913, Boccioni morì nel 1916, e il fascismo si instaurò nel 1922… Questo per dire che ancora verso la fine degli anni Ottanta del secolo scorso, nonostante un certo numero di mostre in varie gallerie d’Italia l’interesse per l’artista era appunto minimo, e le opere di Baldessari non necessitavano di un archivio, perché semmai per quei pochi che volevano avere informazioni o conforto su un’opera, era sempre disponibile a Rovereto, a casa degli eredi Baldessari, la Signora Olga Ferrari, che affiancò l’artista sin dal tempo del suo rientro in Italia, nel 1947. Poi, come sempre accade, l’uscita del primo volume del catalogo generale, nel 1989, ha, come si dice, smosso le acque, e sollevato interesse sull’artista. In particolare, il catalogo svelò ad alcuni mercanti, che quelle opere che spesso vedevano nelle case, siglate RMB, erano in realtà di Baldessari, e quindi questo sollecitò la ricerca ed il ritrovamento di un certo numero di opere, tanto che nel 1996 fu necessario un secondo volume del catalogo generale e, di lì ad un anno, l’apertura del sito web dell’artista. Nel frattempo, a Maurizio Scudiero, che studiava Baldessari dagli anni ’70 ed era l’autore dei primi due volumi del catalogo generale, la Famiglia Baldessari affidò l’incarico per le archiviazioni delle opere dell’artista così come la responsabilità dell’Archivio Baldessari. Per quanto sopra, qualunque altro soggetto che rilasci pareri, verbali o scritti, sulle opere di Roberto Marcello Baldessari lo fa a mero titolo personale, e tali pareri non sono riconosciuti né dall’Archivio Baldessari e né dalla Famiglia Baldessari. Le archiviazioni dell’Archivio Baldessari sono le uniche riconosciute da tutte le case d’asta italiane ed europee.
Avvertenze
- Si informa che, come criterio generale, l’archiviazione si fonda sull’opera, e solo su quella. Eventuale documentazione storica sarà utile ma non risolutiva. Non saranno considerate certificazioni precedenti rilasciate a titolo personale da critici o periti vari senza una specifica competenza documentata su Baldessari.
- Non sono tenute in considerazione autentiche rilasciate dall’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte… non si sa a che titolo. riguardo. Senza entrare nel merito delle singole valutazioni sulle opere, ma propriamente per quanto esposto al punto precedente, si avverte che tali certificati di autenticità non sono riconosciuti dall’Archivio Baldessari, unico autorizzato ai fini del Catalogo Generale delle opere di Roberto Marcello Baldessari
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