Approfondimenti

Baldessari ed i Maestri

Guardare ai maestri è sempre stata una pratica degli studenti delle Accademie di Belle Arti, che passavano ore ed ore nei musei di arte antica ad apprendere per ‘imitazione’, cioè ad eseguire copie di opere dei grandi maestri. In questo modo, dipingendo loro stessi quelle opere, sperimentavano, imparavano ed evolvevano ripercorrendo la strada degli artisti che li avevano preceduti e che ormai erano diventati i protagonisti della storia dell’arte.

E così fu anche per Baldessari, che assieme al suo professore, il Ciardi, ed ai compagni di classe passò ore nei musei veneziani a studiare gli antichi dipinti.

Allo stesso tempo comunque,  dopo aver probabilmente assistito al lancio dei manifesti futuristi dalla Torre dell’Orologio di Venezia, e visto anche qualche opera di Boccioni, che già aveva scosso i fondamenti pittorici dell’epoca, dopo il suo trasferimento a Firenze e l’incontro con i vulcanici futuristi che si riunivano al Bar Giubbe Rosse, fu quasi inevitabile che si sentisse profondamente attratto dal Futurismo.

Ma, poi, ‘essere’ futuristi si rivelo ben più impegnativo.  Anche essendone convinti  non si poteva  svegliarsi una mattina  e iniziare a dipingere secondo una modalità futurista, se fino al giorno prima si erano realizzati dipinti veneziani ‘alla Ciardi’…

A quel punto Baldessari non fece altro che applicare e trasportare sul piano del Futurismo quello che aveva sempre fatto da allievo nei musei: prendere ad esempio  i maestri, studiare e sperimentare le loro tecniche pittoriche e confrontarsi con loro. E se prima i maestri erano Tiziano, Giorgione, il Tiepolo, ecc. ora, invece, bisognava apprendere dai maestri del Futurismo, cioè da Boccioni, soprattutto, e poi da Carrà, Soffici, Severini, e un po’ anche da Balla (complice il concittadino Depero) e infine anche guardare attentamente a Picasso che, da Parigi, già era sceso in Italia.

Non si tratta comunque di mere imitazioni di quadri realizzati da altri, ma piuttosto di una sperimentazione  e di una personale interpretazione di nuove modalità espressive. Baldessari, infatti, partiva da un modello ma poi cercava di interpretarlo, e, a seconda del momento storico (l’anno di realizzazione) vi metteva del suo, o perlomeno cercava di adattarlo a quel proprio stile che via via stava definendo.

Molte di queste opere sino a poco tempo fa erano sconosciute, perché a causa dei suoi innumerevoli viaggi, Baldessari non si era mai portato niente con sé, nemmeno le sue opere futuriste ortodosse.

Inoltre queste opere, che invece erano quelle che potremmo definire ‘formative’, sono rimaste a lungo dimenticate in oscure cantine proprio perché nel momento che lo stesso Baldessari aveva delineato il suo stile non le avrebbe mai esposte… in quanto per lui superate.

L’esporle ora, anche se in forma digitale, e soprattutto l’accostarle alle loro rispettive ‘fonti’ è il risultato di una lunga meditazione… cioè nel quasi ‘timore’ che questi accostamenti siano fraintesi, o suggeriscano il pensiero che l’artista non avesse idee sue. Poi, però, solamente passando e ripassando una ad una queste gallerie che mostrano una rassegna delle sue opere migliori ci si rende conto che quelle fonti sono state solo la ‘miccia’ che ha fatto esplodere la creatività di questo incredibile artista.

E infatti, tutto quello che è venuto dopo è il risultato della raggiunta maturità artistica ed espressione del suo originale  e personalissimo stile artistico.

Per chiudere… vi è invece un’aspetto del suo imitare i maestri che Baldessari si è sempre portato dietro  nel corso degli anni ben oltre il periodo formativo, e che spesso fa bella mostra di sé quale elemento principale dell’opera, o, anzi, in bella mostra anche nei suoi titoli. Sto alludendo al tipico colorismo veneziano, ed in particolare al ‘rosso Tiziano’, che possiamo ritrovare, ad esempio in Donna con fiori rossi, oppure Donna con ventaglio, Donna in rosso, Lucienne, e così via in tanti altri dipinti.

Come dire che per ogni artista il momento formativo è fondamentale perché lascia un imprinting che lo segna per tutta la sua carriera successiva.

E così, naturalmente, è stato anche per Baldessari.

Nelle immagini che seguono, nella colonna a sinistra sono nell’ordine: Boccioni (4 opere), Carrà (3 opere), Picasso e Soffici, Picasso (3 opere), Prampolini, Severini, Soffici. Nella colonna destra di volta in volta le opere di Baldessari ispirate a quelle dei maestri.

Guardare ai maestri è sempre stata una pratica degli studenti delle Accademie di Belle Arti, che passavano ore ed ore nei musei di arte antica ad apprendere per ‘imitazione’, cioè ad eseguire copie di opere dei grandi maestri. In questo modo, dipingendo loro stessi quelle opere, sperimentavano, imparavano ed evolvevano ripercorrendo la strada degli artisti che li avevano preceduti e che ormai erano diventati i protagonisti della storia dell’arte.

E così fu anche per Baldessari, che assieme al suo professore, il Ciardi, ed ai compagni di classe passò ore nei musei veneziani a studiare gli antichi dipinti.

Allo stesso tempo comunque,  dopo aver probabilmente assistito al lancio dei manifesti futuristi dalla Torre dell’Orologio di Venezia, e visto anche qualche opera di Boccioni, che già aveva scosso i fondamenti pittorici dell’epoca, dopo il suo trasferimento a Firenze e l’incontro con i vulcanici futuristi che si riunivano al Bar Giubbe Rosse, fu quasi inevitabile che si sentisse profondamente attratto dal Futurismo.

Ma, poi, ‘essere’ futuristi si rivelo ben più impegnativo.  Anche essendone convinti  non si poteva  svegliarsi una mattina  e iniziare a dipingere secondo una modalità futurista, se fino al giorno prima si erano realizzati dipinti veneziani ‘alla Ciardi’…

A quel punto Baldessari non fece altro che applicare e trasportare sul piano del Futurismo quello che aveva sempre fatto da allievo nei musei: prendere ad esempio  i maestri, studiare e sperimentare le loro tecniche pittoriche e confrontarsi con loro. E se prima i maestri erano Tiziano, Giorgione, il Tiepolo, ecc. ora, invece, bisognava apprendere dai maestri del Futurismo, cioè da Boccioni, soprattutto, e poi da Carrà, Soffici, Severini, e un po’ anche da Balla (complice il concittadino Depero) e infine anche guardare attentamente a Picasso che, da Parigi, già era sceso in Italia.

Non si tratta comunque di mere imitazioni di quadri realizzati da altri, ma piuttosto di una sperimentazione  e di una personale interpretazione di nuove modalità espressive. Baldessari, infatti, partiva da un modello ma poi cercava di interpretarlo, e, a seconda del momento storico (l’anno di realizzazione) vi metteva del suo, o perlomeno cercava di adattarlo a quel proprio stile che via via stava definendo.

Molte di queste opere sino a poco tempo fa erano sconosciute, perché a causa dei suoi innumerevoli viaggi, Baldessari non si era mai portato niente con sé, nemmeno le sue opere futuriste ortodosse.

Inoltre queste opere, che invece erano quelle che potremmo definire ‘formative’, sono rimaste a lungo dimenticate in oscure cantine proprio perché nel momento che lo stesso Baldessari aveva delineato il suo stile non le avrebbe mai esposte… in quanto per lui superate.

L’esporle ora, anche se in forma digitale, e soprattutto l’accostarle alle loro rispettive ‘fonti’ è il risultato di una lunga meditazione… cioè nel quasi ‘timore’ che questi accostamenti siano fraintesi, o suggeriscano il pensiero che l’artista non avesse idee sue. Poi, però, solamente passando e ripassando una ad una queste gallerie che mostrano una rassegna delle sue opere migliori ci si rende conto che quelle fonti sono state solo la ‘miccia’ che ha fatto esplodere la creatività di questo incredibile artista.

E infatti, tutto quello che è venuto dopo è il risultato della raggiunta maturità artistica ed espressione del suo originale  e personalissimo stile artistico.

Per chiudere… vi è invece un’aspetto del suo imitare i maestri che Baldessari si è sempre portato dietro  nel corso degli anni ben oltre il periodo formativo, e che spesso fa bella mostra di sé quale elemento principale dell’opera, o, anzi, in bella mostra anche nei suoi titoli. Sto alludendo al tipico colorismo veneziano, ed in particolare al ‘rosso Tiziano’, che possiamo ritrovare, ad esempio in Donna con fiori rossi, oppure Donna con ventaglio, Donna in rosso, Lucienne, e così via in tanti altri dipinti.

Come dire che per ogni artista il momento formativo è fondamentale perché lascia un imprinting che lo segna per tutta la sua carriera successiva.

E così, naturalmente, è stato anche per Baldessari.

Nelle immagini che seguono, nella colonna a sinistra sono nell’ordine: Boccioni (4 opere), Carrà (3 opere), Picasso e Soffici, Picasso (3 opere), Prampolini, Severini, Soffici. Nella colonna destra di volta in volta le opere di Baldessari ispirate a quelle dei maestri.